La quercia dai rami d'oro
In un presente senza tempo, la leggendaria quercia dai rami d'oro celata all'interno del Bosco di Nemi, sacro a Diana, diviene testimone della lotta perpetua che tormenta il genere umano dall'inizio dei tempi.
Dèi, ninfe, fauni, satiri e il loro girotondo di eventi: il mondo non è mai stato abbandonato dalle creature che in passato hanno camminato accanto ai comuni mortali, intrecciando con loro le proprie storie, amori, invidie.
Da una delle tante narrazioni mitologiche della cultura greco-romana un nuovo, avvincente contributo per un filone fantasy-mediterraneo.
Primo Premio al CONCORSO LETTERARIO DUERRE 2005Uno stile consapevole, maturo e carico di malinconica ironia conduce sapientemente questo racconto di fantasia, ambientato in un'Italia probabilmente tardo medievale completamente, però, estranea da un contesto storico definito. L'impressione è, infatti, quella di un'ambientazione simile a una ù roccaforte lontana dal mondo, dalla quale Uguccio, nobile anziano e scorbutico, osserva la realtà che scorre. Seduto alla finestra, il vecchio adora contemplare il suo boschetto di castagni, che nasconde - e lui solo lo sa- un segreto: vi dimora, infatti, un unicorno, il compagno di giochi della sua dolce figlia Eloisa. A nessuno è consentito entrare nel bosco senza il suo permesso e, divieto ancor più tassativo, nessun albero può essere tagliato: Eloisa non vuole. E Uguccio non vuol contraddire in niente Eloisa. La dolce Eloisa… una fanciulla amata con tutto il cuore da suo padre, che una volta ha rischiato di perderla durante un incendio ed è ancora scosso dai brividi al solo pensiero. Quando un albero si ammala e l'amministratore propone di abbatterlo, Uguccio rifiuta decisamente, mentre in lui si fanno strada i ricordi: che siano dolci, scanzonati, dolorosi, hanno tutti al centro Eloisa e il suo unicorno. Il boschetto diventa un punto di congiunzione tra la fantasia, la memoria e il rifiuto della realtà: con estrema delicatezza, si delinea con sempre maggior precisione la verità che, nascosta sotto un'illusione e rifiutata, palpita di una sofferenza insanabile. E mentre lo sguardo di Uguccio, trionfante per essere riuscito a salvare il suo bosco, si perde tra le fronde dei castagni, sembra quasi anche al lettore di intravedere la veste bianca di Eloisa ondeggiare al vento.