La radio trasmetteva melodie dolci come "C'è una chiesetta, amor, nascosta in mezzo ai fior...", ma tutti i giorni, dopo il segnale orario delle 13, una voce stentorea costringeva gli italiani a scattare in piedi: il quartier generale delle Forze armate diramava il suo bollettino di guerra in apertura del giornale radio. C'era da stare sull'attenti e cercare di cogliere le verità nascoste tra gli eufemismi, le esagerazioni, le minimizzazioni, i giri di parole: i velivoli nemici venivano "abbattuti" e invece i nostri "non rientravano alla base", le nostre azioni erano state "ardite", "efficaci", "brillanti", mentre quelle degli avversari, se non erano state "infruttuose", avevano causato solo "danni limitati" e "lievissime perdite". Va da sé che i soldati italiani non si ritiravano mai, ma "si attestavano su nuove posizioni". E tuttavia, leggendo oggi questo prezioso materiale storico che Arrigo Petacco ha raccolto, commentandolo e confrontandolo con gli avvenimenti degli altri teatri di guerra, possiamo scoprire che, a differenza di quanto avveniva in quasi tutti i paesi coinvolti nella seconda guerra mondiale, i redattori del bollettino italiano non mimetizzarono mai la realtà dei fatti fino al punto di inventarla. Lo stesso Mussolini, che tutti i giorni controllava il testo da mandare in onda, intervenne a censurare direttamente solo la notizia dell'affondamento di quattro sommergibili: "Facciamo due oggi e due tra qualche giorno" disse, dimezzando la cifra con la sua matita rossa.
Questo volume, dedicato all'anno 1940, è il primo di una serie che metterà a disposizione dei lettori la raccolta completa dei bollettini di guerra italiani. Mese per mese, Arrigo Petacco incornicia i documenti in un vivace racconto delle condizioni di vita nell'Italia di quegli anni drammatici: ne nasce un quadro, insieme dettagliato e complessivo, di un'epoca che offre sempre nuovi motivi d'interesse e di indagine.